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Qual è il futuro delle Zrc? A chiederselo è la Confederazione Cacciatori Toscani

6 anni fa scritto da
CCT commenta alcune proposte deliberative che prevedono la trasformazione di tutte le Zrc presenti sul Territorio regionale in zone di
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«Una proposta che ha dell’incredibile non solo per ragioni di carattere normativo, ma soprattutto per le conseguenze che potrebbe causare sotto il profilo faunistico ed ambientale». È così che la Confederazione Cacciatori Toscani commenta alcune proposte deliberative che prevedono la trasformazione di tutte le Zone di Ripopolamento e Cattura presenti sul Territorio regionale (salvo quelle presenti nelle aree soggette a SIR o a Rete Natura 2000) in zone di rispetto venatorio. Nel prossimo incontro programmato dalla Presidenza della Giunta Regionale, la Confederazione Cacciatori Toscani si farà carico di rappresentare con forza la totale contrarietà su questo delicato problema, ribadendo la necessità già più volte avanzata, di una celere approvazione del nuovo Piano Faunistico Regionale.

«Vogliamo solo ricordare che tra le due tipologie di strutture (Zrc e Zrv) la legge prevede funzioni e finalità estremamente diversificate – prosegue Cct in una nota -. Le Zrc svolgono notoriamente un ruolo conservativo e di mantenimento della fauna selvatica stanziale, seguendo logiche gestionali incentrate al mantenimento di soggetti nati e riprodotti allo stato naturale, salvaguardando così un patrimonio di estremo valore. Una trasformazione generalizzata di questi istituti, porterebbe pertanto a un considerevole danno alla biodiversità, oltre all’azzeramento di anni di investimenti pubblici finalizzati alla loro funzione. Per non parlare degli infiniti contenziosi legali che scaturirebbero con gli agricoltori e con i proprietari dei fondi agricoli, per le procedure di pubblicità e trasparenza previste dalla normativa».

Tutto questo a pochi giorni dall’apertura generale della caccia. L’associazione toscana sottolinea «un chiaro no alla riproposizione di un metodo sin qui applicato dalla Regione Toscana, che si incentra sull’approvazione di provvedimenti “stralcio” in assenza di una visione generale», spiegando come l’ultimo di questi sia stato quello sulla delimitazione delle nuove aree vocate al cinghiale «partorito – denuncia la Cct – senza il coinvolgimento delle associazioni venatorie e agricole».

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Agenda & norme · Da sapere
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