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Da oggi si torna a cacciare in Toscana

3 anni fa scritto da
Riserva naturale monti livornesi e Cct
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Il presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha firmato ieri l’ordinanza 117 che consente, con il ritorno in “zona arancione”, di andare a caccia.

In pratica fino al permanere della classificazione in fascia arancione, l’esercizio dell’attività venatoria è consentito nel Comune di residenza, domicilio, o abitazione; è altresì consentito l’esercizio venatorio nell’Atc di residenza venatoria, per tutte le forme di caccia, anche al di fuori del comune di residenza, domicilio o abitazione. È, inoltre, consentita l’attività venatoria negli appostamenti fissi anche se situati al di fuori dei comuni di residenza, domicilio o abitazione ai titolari degli stessi; è consentita l’attività venatoria all’interno delle Aziende Faunistico – Venatorie e Agrituristico Venatorie (AFV e AAV), aree allenamento e addestramento dei cani (AAC) anche se situate in comuni diversi da quello di residenza, domicilio o abitazione. Per lo svolgimento della caccia al cinghiale e per la caccia di selezione agli ungulati è comunque consentito lo spostamento per raggiungere e svolgere tale attività in caso il cacciatore sia iscritto a una squadra di caccia al cinghiale o a un distretto per la caccia di selezione situato in comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione. Inoltre, viene specificato che l’attività venatoria a seguito delle disposizioni dell’ordinanza sarà limitata ai soli residenti anagraficamente in Toscana. Alla luce di questo, l’attività venatoria pertanto non sarà consentita ai cacciatori con residenza anagrafica ricadente al di fuori dei confini regionali, anche nel caso di abitazione o domicilio all’interno degli stessi.

È consentito lo svolgimento delle attività di controllo faunistico art. 37 legge 3/94 per i soggetti abilitati e sotto il controllo della Polizia Provinciale all’interno dell’Atc di residenza venatoria.

La Confederazione Cacciatori Toscani in una nota ha precisato di aver seguito da subito una linea inequivocabile e ragionevole che ripristinasse la certezza del diritto per un’attività che non meritava limitazioni, in quanto svolta all’aria aperta ed in piena sicurezza. «Il lavoro di continuo confronto e il materiale prodotto dalla nostra struttura regionale – dicono da Cct – hanno reso possibile questo risultato. Abbiamo fatto comprendere alla politica e alle istituzioni regionali che sarebbe stato sbagliato consentire soluzioni parziali per determinate forme di caccia, che avrebbero portato a divisioni interne al mondo venatorio e al contempo alla mancanza di risultati gestionali concreti anche rispetto alle esigenze del mondo agricolo. In questo difficile passaggio abbiamo affermato un principio culturale profondo; La caccia è un’attività da considerare come parte della più ampia questione rurale e non come attività legittimata e riconosciuta solo nel momento in cui può divenire strumento di mera regolazione delle popolazioni faunistiche con forte impatto sull’agricoltura. Pertanto – conclude la Confederazione Cacciatori Toscani – oggi possiamo affermare con forza che questa battaglia portata avanti in Toscana dalla CCT rappresenti un’esperienza per altre realtà regionali».

Plaude Coldiretti Toscana all’ordinanza regionale che disciplina l’attività venatoria e il controllo faunistico, assieme ad altri provvedimenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 per la zona arancione.

«Esprimiamo soddisfazione ed apprezzamento per l’Ordinanza firmata dal presidente Giani che accoglie le nostre richieste, proprio nel momento di maggiore criticità nel contenimento della presenza di ungulati sul territorio – afferma il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi –. Coldiretti Toscana aveva aperto il confronto su questi temi sin dal primo incontro con l’Assessore regionale all’Agroalimentare Saccardi e se ne raccolgono i frutti. Serve che i contenuti del provvedimento – incalza il presidente Filippi – divengano norma aldilà dell’emergenza Covid, quando si potrà tornare alla normalità. Per Coldiretti Toscana è inderogabile, in relazione al contenimento della fauna selvatica e in particolar modo degli ungulati, che la Regione Toscana intervenga in maniera decisa e decisiva nelle operazioni di contenimento dei cinghiali». Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori. «Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati – rileva Coldiretti Toscana – e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità  – conclude Coldiretti Toscana – in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale».

 

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Agenda & norme · Ultime norme
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